4 COSE SULL’OLIO DI COCCO

È giusto usare l’olio di cocco in cucina in sostituzione a quello evo?

Le maggiori fonti di GRASSI SATURI sono: condimenti di origine animale come panna, burro e strutto e gli oli tropicali (palma e cocco); le maggiori fonti di GRASSI MONOINSATURI sono: l’olio d’oliva e alcuni tipi di frutta secca; i GRASSI POLINSATURI li troviamo, invece, nei semi oleosi, nei loro oli, nella frutta secca e nel pesce.

Se si eccede con il consumo di grassi saturi si aumenta il rischio di numerose patologie, come quelle cardiovascolari e il diabete- quindi la migliore scelta è sempre quella di preferire grassi mono e polinsaturi usati A CRUDO.

I grassi SATURI sono quelli che creano il colesterolo, alcuni ormoni e che è bene siano inseriti nella dieta in modo LIMITATO perché formano quello che viene chiamato l’ LDL (frazione del colesterolo “cattivo”), mentre i grassi INSATURI MONO E POLINSATURI (quelli “buoni”), creano la parte immunitaria, antinfiammatoria e formano la frazione HDL del colesterolo.

La Società Italiana di Nutrizione (SINU) indica che i grassi dovrebbero ricoprire circa un terzo del nostro fabbisogno calorico.
In particolare la diversa tipologia di grassi, dovrebbe essere ripartita così: al massimo 1/3 di GRASSI SATURI, 1/3 di MONOINSATURI e 1/3 di POLINSATURI.

Ricorda: nei prodotti ricchi di grassi “buoni”, è sempre presente anche una piccola quota di grassi saturi (ovvero quelli da tenere sotto controllo), quindi quel famoso 1/3 di grassi saturi che abbiamo a disposizione secondo le linee guida è già coperto da questi alimenti e di conseguenza consumare condimenti di origine animale ci farebbe sforare molto facilmente.

 

1- L’olio di cocco contiene circa l’86% di acidi grassi saturi, quindi bisogna fare estrema attenzione ad utilizzarlo! Ma perché è tanto di moda? Perché tra i grassi vegetali (e quindi utilizzabili anche dai vegani) è quello che tiene meglio la temperatura alta senza modificarsi. Ciò non vuol dire che non sia dannoso sotto altri punti di vista. Usiamolo dunque con attenzione e parsimonia e mai in sostituzione dei classici oli vegetali

2- L’olio di cocco deriva dalla spremitura della polpa del frutto maturo e può trovarsi in commercio in due forme: puro e raffinato. L’olio di cocco puro, o vergine, è quello estratto del cocco fresco tramite un procedimento meccanico e rapido ed è privo di qualsiasi contaminante. L’olio di cocco raffinato, invece, è ottenuto dalla polpa lasciata ad asciugare a temperatura ambiente, che a causa della presenza di possibili contaminanti deve subire un processo di raffinazione e deodorizzazione

3- Tra gli acidi grassi saturi presenti nell’olio di cocco, si trova una grande abbondanza di acidi grassi a media catena che vengono convertiti rapidamente in energia per essere utilizzata da organi e muscoli. Tra questi troviamo l’acido caproico, l’acido caprilico e in maggior quantità l’acido laurico. Grazie all’alto contenuto di acido laurico, l’olio di cocco è resistente a temperature fino a 200° e si presta benissimo per l’utilizzo in cottura!

4- Tutti gli alimenti che subiscono una cottura vanno incontro a trasformazioni. I grassi cambiano conformazione chimica nel momento in cui raggiungono il punto di fumo. Perciò si consiglia sempre di usare grassi preferibilmente a crudo e riservare alla cottura solo quelli che abbiano un punto di fumo elevato. I grassi polinsaturi (come l’olio di oliva) hanno un punto di fumo inferiore e in cottura subiscono una trasformazione in grassi trans, risultando quindi inadatti alla cottura.

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